Un’attenta analisi sulla situazione post-pandemica con il CEO di Astra Vernici, Gianfranco Oberti
(Giugno 2021)
Dalla fine del 2020 i prezzi delle materie prime sono aumentati in maniera impressionante.
L’aumento riguarda indistintamente metalli, materie plastiche (derivate dal petrolio), minerali, calcestruzzo, bitumi, carta, legno e perfino prodotti agricoli. E soprattutto i materiali utilizzati nelle costruzioni.
Infatti, a denunciare il fenomeno, sono un po’ tutte le associazioni di categoria, tra cui Federlegno Arredo a cui molte delle aziende clienti di Astra Vernici sono associate.
Questo alto rincaro sta mettendo a rischio la filiera di produzione in corso, aggravando ulteriormente i margini delle imprese già compressi da una crisi decennale.
Qual è il suo pensiero sulla situazione in cui ci troviamo ?
Già nell’ultima parte del 2020, e successivamente con una progressione esponenziale dall’inizio del 2021, il nostro settore delle vernici per legno, molto legato al mondo del “poliuretanico” (alchidico o acrilico), si è trovato a far fronte un irragionevole aumento di gran parte delle materie prime che sono indispensabili al nostro ciclo produttivo.
Per capire il perché di questi aumenti, al di là di elementi di apparente irrazionalità e inevitabili speculazioni, vi sono tuttavia alcune spiegazioni che proverò a riassumere di seguito:
- Già da ottobre 2020 abbiamo assistito all’aumento degli “isocianati” (le resine isocianiche necessarie alla fabbricazione degli induritori). Il mercato mondiale è infatti governato da un sistema oligopolistico, ed in Europa vi sono solo 3 produttori di TDI e HDI che sono quelli che maggiormente utilizziamo. Alla data attuale il problema shortage del TDI sembra parzialmente rientrato, mentre per l’ HDI la situazione è “drammatica”: semplicemente “non si trova”.
- La dichiarazione di force majeure di BASF dei primi di dicembre 2020 relativa all’impianto di n-butanolo di Ludwigshafen (il più grande polo chimico europeo e probabilmente mondiale), intermedio per la produzione di monomeri acrilici e acetato di n-butile, entrambi molto usati nel nostro settore, ha inevitabilmente fatto “schizzare in alto i prezzi” di questi prodotti (+220% in pochi mesi), provocando a catena, aumenti di altri solventi “ossigenati” (la cui sintesi, peraltro, non parte dal butanolo, come per esempio l’acetone, il MEK, l’acetato di etile e l’acetato di isobutile).
- Il punto 2) ha dato il via ad aumenti incontrollati e a difficoltà di reperimento anche degli altri solventi che sono aumentati rapidamente: + 60% il glicole propilenico, e molti, come il PMA, tra il +25% e il 75% in pochi mesi.
- Allo stesso modo il punto 2) ha avuto immediato impatto sulle resine acriliche utilizzate sia nei prodotti a base acqua sia al solvente, il cui aumento è dell’ordine del 15% da inizio anno, ma sicuramente andrà molto oltre nei prossimi mesi.
- I solventi aromatici, che notoriamente seguono l’andamento del petrolio le cui quotazioni sono più legate a questioni geopolitiche che non a “fatti localizzati” in Europa, sono anch’essi in globale aumento (vedere quotazioni del petrolio degli ultimi mesi già a livelli pre-pandemici) e presumibilmente lo saranno almeno fino a Ottobre 2021. Il brent da gennaio ad oggi è salito del 50% (in pochi mesi!), realizzando il miglior inizio dell’anno della storia.
- Le resine “poliesteri insature” sono aumentate del 30-40% per l’aumento di pentilglicole, acido adipico e acido isoftalico.
- A causa dell’esplosione di polveri di BPA (BISFENOLO A) e di un incendio rispettivamente in Cina e Corea del Sud, le resine epossidiche sono aumentate di oltre il 100% in pochi mesi (vedi dati ISIS).
- I prezzi dei materiali ferrosi e dei metalli in genere (si guardi alla quotazione del rame che per la prima volta dal 2011 ha superato la quotazione di 9.600 $/T) necessari alla produzione degli imballaggi, hanno subito aumenti dell’ordine del 30%-40% nell’ultimo periodo e questo si trasmetterà inevitabilmente e a breve anche in aumento dei costi degli imballi della vernice.
- I trasporti a lungo raggio dall’estremo oriente hanno subito aumenti del 500-600% in un anno e questo ha generato immediate ripercussioni su tutte le materie prime e i prodotti finiti in arrivo dal Far East.
- Nel frattempo, sono state dichiarate altre “forze maggiori”, alcune fino ad Agosto 2021: l’anidride maleica e il TMP (Trimetilolpropano) sono difficilmente reperibili, solventi come ad esempio i chetoni subiscono quotazioni che sembrano fuori controllo.
A causa di tutto ciò, subiamo, quando va bene, continui tagli alle consegne ma anche ritardi o peggio ancora le stesse vengono posticipate “sine die” rendendo impossibile qualsiasi pianificazione della produzione o regolare evasione degli ordini.
In qualunque direzione quindi si guardi il problema, la situazione è sempre la stessa: è in atto un vero e proprio “rally” delle materie prime in tutti i settori, compreso, ad esempio, anche quello del legname (il tavolame) e dei pannelli in legno (soprattutto l’ MDF) per rimanere nel nostro settore. Sento tutto i giorni i nostri clienti che sono letteralmente disperati. Pensate che il governo turco, paese esportatore di MDF, di recente ne ha vietato l’export dichiarando il prodotto di interesse nazionale in quanto l’offerta non riesce a soddisfare la domanda!
E la Russia pare sia in procinto di varare una legge che vieta l’export del legname per tutelare i consumi locali che altrimenti verrebbero “spogliati” di rifornimenti ai danni di acquisti privilegiati da parte dei paesi Europei i quali pagano in € a prezzi maggiori.
E allargando lo sguardo, anche quello dei prodotti agricoli dove è davvero difficile considerarli “asset preciclici”: il mais e la soia che sono anch’essi al massimo da 7 anni.
Rimanendo al nostro mondo, in questo caos totale, i produttori di vernici per legno e i produttori di diluenti, i più colpiti in questa fase, hanno segnalato prontamente ai clienti la situazione cercando di mediare l’irregolarità degli aumenti delle varie sostanze con prezzi che consentano di coprire, anche solo in parte, i costi aggiuntivi di questa prima parte dell’anno, con la speranza di un parziale rientro dei costi delle materie prime nell’ultimo trimestre del 2021.
È davvero molto arduo in questo periodo prevedere cosa succederà nel medio lungo periodo: molto dipenderà dall’andamento dell’economia e quindi della pandemia:
- Se i consumi dovessero confermare l’attuale importante ripartenza, c’è da sperare che alcuni aspetti chiaramente speculativi della attuale situazione possano rientrare.
- Ma potrebbe essere l’esatto contrario, tutto è in realtà possibile.
Francamente, sono 35 anni che faccio questo mestiere e non ricordo fenomeni di questa virulenza accaduti in un lasso di tempo così breve.
Dal punto di vista economico, quanto incide la materia prima per Astra Vernici?
Grazie alla forte spinta agli investimenti degli ultimi anni, Astra Vernici mostra un elevato grado di automazione, tra i più altri del settore vernici. Questo si traduce a sua volta in un costo del lavoro tra i più bassi del settore e, conseguentemente, anche per la tipologia del mercato che affrontiamo, tradizionalmente molto competitivo, in un rapporto tra costi materie prime sul venduto importante. Parliamo di più del 60% del totale dei costi.
È naturale che in questo contesto l’attenzione verso il prezzo delle materie prime diventi elevata e siamo particolarmente sensibili al problema.
Per quale ragione la Cina è sempre più influente nel mercato mondiale ?
Se ci riferiamo al settore della chimica, il discorso è molto ampio e bisognerebbe partire da molto lontano, direi dalla fine degli anni Ottanta.
Sono gli anni in cui l’Italia aveva raggiunto il più alto tenore di vita della nostra storia: ma non avevamo capito, allora, che il conto l’avrebbero pagato i nostri figli!
All’epoca, infatti, l’Italia era la seconda “potenza” chimica Europea, subito dopo la Germania e prima della Francia.
E tra le prime al mondo, credo la quarta. Poi, durante il periodo delle privatizzazioni della fine degli anni Ottanta (vedi “vicenda Montedison”) atteggiamenti miopi della politica mossa da logiche clientelari di breve periodo e spinta anche da visioni limitate di una parte dell’opinione pubblica (ricordo che all’epoca il “sentiment” verso la chimica era molto negativo) non hanno consentito all’Italia di rimanere al passo con i tempi.
Abbiamo letteralmente smantellato la chimica primaria e oggi il nostro contributo a livello mondiale è decisamente modesto. Ovviamente ci rimangono delle eccellenze, non ultima quella delle vernici per legno, ma nulla a che vedere, per esempio, con la chimica dei colossi tedeschi con cui competevano allora, che al contrario sono cresciuti e dominano il mercato, con importanti ricadute sul benessere complessivo della loro nazione.
Quindi oggi, dipendiamo in massima parte dall’import di materie prime estere e siamo letteralmente nelle mani dei colossi tedeschi e della Cina, alla quale abbiamo delegato buon parte del nostro fabbisogno di prodotti chimici.
Ed è un vero peccato perché la chimica “è letteralmente dappertutto” ed è uno dei massimi artifici dello sviluppo di una nazione.
Ma è una storia lunga, che magari tratteremo in un’altra intervista.
Ma per comprendere meglio chiuderei con uno slogan: paghiamo oggi scelte scellerate di 20-30 anni fa.
Tutto questo per dire quanto sia importante la visione politica di medio-lungo periodo che una nazione (ma mi viene da dire anche un’attività imprenditoriale) deve avere.
Perché come dice un antico proverbio cinese: “una generazione pianta gli alberi e un’altra si prende l’ombra”.
E oggi noi stiamo “cuocendo al sole” perché 20-30 anni fa gli alberi non li abbiamo piantati…
Quanto è forte l’ influenza della Cina sull’aumento dei prezzi in Italia?
È fortissima.
La Cina è un divoratore compulsivo di materie prime. Nei mesi scorsi, durante la pandemia quando il mercato mondiale era in stagnazione, la Cina è riuscita comunque a crescere rastrellando materie prime “a destra e a manca”.
Ed ancora oggi il mercato interno cinese è in forte espansione, ragion per cui la produzione nazionale soddisfa a male pena l’autoconsumo. In queste particolari condizioni, è bastato il risveglio dalla pandemia di buona parte del resto del mondo che ha ripreso a consumare, e abbiamo tutti realizzato che c’era scarsità di offerta a fronte di una domanda in aumento.
La situazione nel medio periodo (gli analisti dicono con inizio del 2022) è destinata al riequilibrio, ma fino ad allora permarranno le forti tensioni sui prezzi delle materie prime che, inevitabilmente e seppur con ritardo, si ripercuoteranno sui prezzi finali dei beni andando generando inflazione e dinamiche di crescita salariale.
Speriamo di non entrare in questo “loop” che non conosciamo da 30 anni o forse più.
L’auspicio è che i nostri governanti siano in grado di domare il “cavallo imbizzarrito” senza che il cavaliere (o nessun altro, compreso il cavallo stesso) si facciano male.
In quanto al settore delle vernici per legno, dove operate da molti anni, come sono stati i cambiamenti durante e post pandemia ?
I nostri clienti operano massimamente nell’ambito dell’arredamento che è solo parzialmente collegato alle costruzioni.
Lo sono le porte ed i pavimenti in legno, ma non le sedie o le cucine, giusto per fare due esempi legati all’arredamento.
Quindi, durante la pandemia, a parte pochi e sfortunati casi (mi riferisco al settore della standistica per fiere o i contract per l’attività alberghiera che hanno sofferto in maniera molto importante), tutti i nostri clienti hanno lavorato quasi normalmente. In alcuni casi anche di più.
Le ragioni sono dovute anche al fatto che molta gente, costretta a casa dalla pandemia e lavorando a casa da remoto e con i figli in dad, ha dovuto necessariamente rimodulare i propri spazi abitativi. Ecco allora che hanno investito in scrivanie, uffici domestici, nuove cucine, ecc. e questo ha fatto sì che i nostri clienti, a parte i mesi di lock-down, abbiamo lavorato discretamente bene nel 2020.
E l’incremento della domanda di mobili ed articoli di arredo si è acutizzato nei mesi scorsi.
Visitando e intervistando quotidianamente i clienti, ho avuto modo di percepire direttamente di come tutti abbiamo portafogli ordini molto sostanziosi.
Rimane la preoccupazione per le materie prime ed in molti caso la difficoltà a reperirle.
Come prepararsi alle sfide del futuro ?
È fuori di dubbio che le tematiche “green” saranno quelle preponderanti nel futuro. Tutte le aziende avranno la necessità di rifocalizzare le proprie strategie in questa direzione. E ovviamente anche noi, da molto tempo, lo stiamo facendo nei fatti e non solo nelle parole.
Già un paio di anni fa abbiamo installato di pannelli solari che sono in gradi di generare 90 kW di energia verde, utilizzata tutta in autoconsumo.
Di recente abbiamo lanciato numerose nuove linee di prodotti a base di acqua a bassissimo impatto ambientale e nuovi prodotti UV al 100% di residuo solido (praticamente senza emissione di solventi)
Oltre a ciò, per quanto ci riguarda, il nostro impegno è rivolto anche verso un’ulteriore spinta all’innovazione digitale in azienda in tutti gli ambiti e all’utilizzo di procedure informatiche sempre più all’avanguardia.
Siamo stati tra i primi del settore ad introdurre software di “business intelligence” in azienda e ulteriori investimenti verso il 4.0 sono in programma nei prossimi mesi.
Abbiamo attuato una revisione organizzativa molto importante con un occhio di riguardo al laboratorio R&S, cuore pulsante della nostra attività.
Il tutto in un’ottica di miglioramento continuo delle metodiche di lavoro e delle performance complessive, tese sempre a massimizzare la soddisfazione del cliente.
Io sono un imprenditore un po’ atipico rispetto al panorama complessivo italiano.
In primis perché io conduco direttamente l’azienda e sono operativo “h 24/7”, mentre oggi, a parte rari casi, la conduzione delle aziende è delegata a manager. Senza nulla togliere ai manager, però non è la stessa cosa quando il titolare è coinvolto in prima persona.
E poi perché mi io muovo parecchio, parlo con i clienti, i fornitori, gli agenti, ho un rapporto diretto ed aperto con tutti. Mi piace ascoltare ed interpretare le dinamiche del mercato, sia le particolari sia le complessive.
Mi piace capire come si muovono i miei competitors, che strategia stanno attuando.
A fronte di ciò, ultimamente ho riscontrato una certa spersonalizzazione del rapporto cliente-fornitore, soprattutto per quanto riguarda i grossi gruppi produttori di vernici per legno.
Manca, a mio avviso, la corretta attenzione verso il cliente, il rapporto diretto. Il cliente “non è un numero”.
Vuole sentirsi ascoltato, vuole sentirsi parte di un progetto, di un cluster.
Noi di Astra Vernici, stiamo percorrendo questa direzione a nostro avviso non correttamente presidiata dai nostri competitor troppo focalizzati verso standardizzazione dei prodotti e verso i “grossi numeri”.
Astra Vernici invece, proprio grazie ad una precisa strategia, riesce a personalizzare i prodotti anche su lotti minimi, ed è in grado di soddisfare le più disparate richieste dei clienti, mantenendo allo stesso tempo standard qualitativi altissimi.